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IL PARROCO DON VITTORIO TRASFERITO A CHIAMPO

Anche il parroco di Lonigo, don Vittorio, è stato inserito nella lista dei preti che a settembre saranno destinati ad altra sede. Inutile dire che la sorpresa in città è stata grande e non da tutti condivisa in quanto la presenza contemporanea di due parroci con le stesse funzioni non può che suscitare alcune perplessità nella gestione di una parrocchia di grandi dimensioni. Al parroco don Vittorio (nostro prezioso collaboratore da tanti anni in particolare per le inchieste ndr) abbiamo posto alcune domande

Don Vittorio, come è nata la decisione del Vescovo di trasferirla a Chiampo?

Se l’aspettava? Come l’ha presa?

«Sono a Lonigo da sedici anni e pensavo di continuare qui fino a quando, con il venir meno delle forze, il buon senso avrebbe suggerito di lasciare il posto a qualcuno più giovane. Lonigo è di fatto la mia casa. Il Vescovo stesso nel gennaio scorso mi aveva detto di continuare e di avviare l’Unità pastorale con le altre parrocchie del Comune. Poi è successo che il parroco di Chiampo ha avuto problemi di salute da cui si è solo parzialmente ripreso. Il Vescovo ha dapprima sondato la mia disponibilità e poi mi ha espressamente rivolto la richiesta di assumere la nuova parrocchia. Ho risposto di sì perché così ho sempre fatto da quando il 28 giugno 1972 sono stato ordinato prete. Aggiungo una confidenza: pochi giorni dopo l’incontro con il Vescovo sono scoppiate le polemiche relative alla mia decisione di chiudere il Bar Verdi; sono state inventate e divulgate malignità, che mi hanno ferito, soprattutto perché avevo l’impressione che molti vi credessero e trovassero gusto nel crederci. Mi chiedevo: in tutti questi anni è questa la fama che mi son fatto, di uno che trama contro la gente? E così la richiesta rivoltami giorni prima dal Vescovo, che era assolutamente all’oscuro della vicenda Bar (l’ho informato io in seguito), è sopraggiunta come una liberazione e non ho minimamente pensato di opporre obiezioni».

Lonigo comunque è stata una tappa rilevante nella sua vita. Che cosa può dire di questi anni?

«Lonigo è nel mio cuore. Ho amato. Ho sofferto. Mi sono preso tutte le mie responsabilità, anche quando qualche decisione non è stata condivisa o ha fatto soffrire qualcuno. Qui posso dire di essere diventato uomo. Lo dico perché vedo tanti mezzi uomini in giro. Ho imparato ad accettare la realtà come una sfida da affrontare. E di sfide ne abbiamo affrontate tante. Sono sempre stato timido e timoroso. Lonigo mi ha felicemente costretto a tirar fuori il coraggio che nemmeno pensavo di avere. Ho avvertito una condivisione crescente, per cui sentivo che si stava costruendo e non semplicemente tenendo su qualcosa che prima o dopo era destinato a crollare. Dico questo pur nella consapevolezza che il numero dei praticanti è diminuito. E soprattutto la mia fede, da sempre attenta alla verità annunciata dalla Chiesa, si è arricchita di un più vivo incontro con il Signore, dentro il tutto della vita. Un tempo, la Messa in latino iniziava con il Salmo 43: “…ad Deum qui laetificat juventutem meam” (il Signore rende lieta la mia giovinezza). Posso dire di sentirmi più giovane ora a 71 anni che non quando di anni ne avevo 40. E la Chiesa? Credo di amarla più di me stesso. In questi giorni molta gente mi avvicina per dirmi il proprio dispiacere; ma quello che mi riempie di commozione è sentirmi dire: lei è stato un punto di riferimento per noi. Credo che un pastore sia chiamato a questo. Papa Francesco direbbe che il pastore deve stare davanti, in mezzo e dietro il gregge».

Sappiamo che in questi anni si è proceduto a grossi lavori al Duomo, alla Chiesa Vecchia, all’Istituto Parrocchiale, al Centro Giovanile…

«è vero. Ma non ho perso né sonno né tempo per questo, a eccezione del primo intervento al Duomo, iniziato praticamente il giorno stesso del mio ingresso,...

di Rino Boseggia

(segue su AREA3 N°67 luglio 2016)

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